Opera Uno

Se ti stringo forte la mano

La poesia di Valentina Pelliccia vincitrice del concorso abbinato all’Antologia di Poesie n. 21

In questa fotografia Valentina Pelliccia da piccola tra le braccia del nonno.

SE TI STRINGO FORTE LA MANO, FORSE RIESCO A TENERTI QUI?
(dedicata a mio nonno)

Aspetta la mia voce
prima di andare via,
voglio dirti che sei importante.
Chissà se le senti
queste parole
nell’immenso buio in cui tu stai affogando.
Chissà se i tuoi occhi riescono
a vedere un po’ di luce
o se si sforzano per
restare chiusi
e non guardare più
niente.
– Se ti stringo forte la mano
forse riesco a tenerti qui? –
È che l’anima ha la forza
che il corpo non ha.
Decide lei quando andare via,
e lasciare un corpo
svuotato,
un involucro di niente.
Io rimango qui
con te
fino alla fine e
non ti lascio.
Chissà se senti la mia voce,
ho bisogno di te.
Non te ne puoi andare anche tu
tu che sei così speciale,
tu che hai reso
la mia vita importante.
Non puoi lasciarmi sola
in questa mediocrità.
Se te ne vai
portami con te,
ho sempre desiderato
volare.
…E senza far rumore te ne vai…
dove non si sa…
forse, semplicemente, da nessuna parte.
…Avrei voluto trasformare il tuo dolore
in amore
e la tua sofferenza
in calore.
…Avrei voluto regalarti
un altro po’ di me
e invece tu mi hai dato
molto più di quello che
io ho dato a te.

Questa poesia è stata scritta da Valentina Pelliccia pensando a suo nonno, venuto a mancare qualche anno fa. L’autrice ci ha rivelato degli aspetti personali profondi che si celano dietro questi versi:

«Mio nonno, conoscendo e apprezzando il mio modo di scrivere, aveva espresso più volte il desiderio di aiutarlo a buttare giù per iscritto la storia della sua vita, una sorta di biografia. Io purtroppo non ci sono mai riuscita e poi lui è venuto a mancare. Ero molto legata a mio nonno, è stato il secondo punto di riferimento dopo mio padre (morto anche lui, un giorno prima del mio ventiduesimo compleanno).
Il dolore per la sua perdita è stato talmente immenso e lancinante che mi sono sentita male la mattina stessa del suo funerale.
In generale, ho avvertito la sensazione di avere “un conto in sospeso con lui, con la vita stessa” per non aver realizzato il suo desiderio. Però, credo, con questa poesia, di avergli fatto un bel regalo».


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